di James Montgomery Boice

A quale periodo storico dovrebbe essere applicata la profezia di Giovanni? Questo è un problema che ci troviamo ad affrontare molto presto nella nostra ricerca di comprendere quanto dice, perché sin dal primo paragrafo egli fa riferimento alla sua visione come “le cose che devono avvenire tra breve” (v.1) e preannuncia una benedizione su coloro che leggono la sua profezia e la prendono a cuore, facendo tesoro delle cose dette, “perché il tempo è vicino!” (v. 3). Davvero? Più di mille e novecento anni sono trascorsi da quando Giovanni ha detto queste parole, e gli ultimi tempi non sembrano essere arrivati, o sì? La domanda ci porta a pensare ai quattro approcci principali che gli studiosi hanno adottato circa la profezia di Giovanni.

L’approccio storicistico
Si tratta dell’interpretazione storica protestante del libro. Essa vede l’Apocalisse come registrazione anticipata del corso del mondo dal tempo dello scrittore fino alla fine. Questa visione ha in sé molto di lodevole; per prima cosa, la maggior parte se non tutta la profezia ha a che fare con il futuro, poi c’è da dire che molte frasi nel libro dell’Apocalisse suggeriscono una visione più chiara della prospettiva futura, come Apocalisse 1:19, in cui a Giovanni viene detto di scrivere: “le cose che hai viste, quelle che sono e quelle che devono avvenire in seguito”, oppure Apocalisse 4:1, in cui una voce dal cielo lo chiama, dicendo: “Sali quassù e ti mostrerò le cose che devono avvenire in seguito”. I sostenitori di questo punto di vista hanno in genere considerato i vari sigilli, le trombe e le ciotole come indicazioni anticipatorie di eventi storici successivi quali l’invasione dell’Impero Romano cristianizzato da parte dei Goti e dei Musulmani, la corruzione del Papato medioevale, la fondazione del Sacro Romano Impero sotto Carlo Magno, la Riforma Protestante e persino il Periodo Napoleonico, il Nazismo o il collasso dell’Unione Sovietica.

Il problema principale di questo punto di vista sta nella sua soggettività; i suoi propositori vedono invariabilmente gli eventi dell’Apocalisse che raggiungono il culmine nel loro tempo appropriato e nella seconda venuta di Gesù come qualcosa che sta alle porte, proprio dietro l’angolo. Oltre al fatto che c’è stato poco accordo fra i sostenitori di questo punto di vista, c’è il fatto effettivo che Gesù non è ancora ritornato. Quest’interpretazione, inoltre, generalmente ignora  ciò che ha avuto luogo in altre zone che non siano l’Occidente cristianizzato.

L’approccio preteristico
Il termine preterista viene dal verbo latino praeterire, che significa “andare prima, precedere” o “che è già successo in passato”. Usato a proposito dell’Apocalisse, questo termine assume il significato che gli eventi profetizzati nel libro (e a riguardo altri brani del Nuovo Testamento, come Matteo 24) sono già avvenuti. I Preteristi si preoccupano di prendere letteralmente i riferimenti al tempo, come “presto” (Apocalisse 1:1), “il tempo è vicino” (Apocalisse 1:3) e “questa generazione non passerà finché tutte queste cose non siano avvenute” (Matteo 24:34). Come? Affermando che l’adempimento di queste profezie c’è già stato come risultato del giudizio di Dio su Gerusalemme, tramite la sua distruzione per mano dei Romani, nell’anno 70 d.C. È vero che alcuni Preteristi credono anche che i capitoli finali di Apocalisse guardano in avanti verso la seconda venuta di Cristo, ma pure questi vedono il nucleo delle profezie di Giovanni come qualcosa che si è già adempiuto con la caduta di Gerusalemme.

Vi sono vari problemi in questo punto di vista. Per prima cosa, se l’Apocalisse ed altri brani profetici hanno a che fare con cose passate, allora non ci rimangono parole effettive riguardo il futuro e la domanda dei discepoli: “Quando avverranno queste cose?” e “Quale sarà il segno della tua venuta e della fine dell’età presente?” (Matteo 24:3) sarebbero incoerenti ed improponibili. Un altro problema è che la vittoria decisiva descritta negli ultimi capitoli dell’Apocalisse non è in effetti avvenuta durante la distruzione di Gerusalemme, motivo per cui alcuni Preteristi a questo punto spezzano lo schema e vedono questi capitoli come qualcosa che ha veramente a che fare con il futuro.

L’approccio futuristico
Il modo più facile per risolvere queste difficoltà è di spostare l’adempimento delle profezie di Apocalisse al futuro, ad un periodo poco prima del ritorno di Cristo. Si tratta dell’approccio del Dispensazionalismo, anche se i Dispensazionalisti non sono gli unici Futuristi. Questa è probabilmente la corrente di pensiero evangelico più vasta e dominante; secondo questo approccio, i capitoli 2 e 3 del libro, che contengono le lettere alle 7 chiese, sono generalmente visti come una descrizione delle cose che stanno accadendo adesso (vedere Apocalisse 1:19), mentre i capitoli 4 fino al versetto 5 del capitolo 22 — il nucleo del libro — sono visti come un esclusivo riferimento agli ultimi tempi. Questi capitoli sono visti come un insegnamento delle seguenti cose: il ristabilimento d’Israele quale entità etnica nella sua propria terra, il rapimento della Chiesa in cielo, un periodo di tribolazione di 7 anni, l’apparizione dell’anticristo, la battaglia di Armagheddon, la seconda venuta di Cristo, il millennio susseguente e lo stabilimento di un nuovo cielo e di una nuova terra. I Futuristi tendono a prendere le profezie più letteralmente di quanto non facciano i sostenitori degli altri punti di vista, cosa facile per loro dal momento che, non essendosi ancora realizzato alcuno di questi eventi, le loro interpretazioni non possono essere considerate false o contraddette.

La debolezza maggiore di questa posizione è che lascia il libro senza alcun vero significato per quelli a cui è stato indirizzato al momento — mentre il libro indica di essere inteso come significativo. “Beato chi legge e beati quelli che ascoltano le parole di questa profezia e fanno tesoro delle cose che vi sono scritte, perché il tempo è vicino”, dice Giovanni (Apocalisse 1:3).

L’approccio idealistico
Questo quarto tipo di approccio è a volte anche definito simbolico spirituale. Esso afferma che le profezie non descrivono degli eventi storici effettivi, passati o futuri, ma che usano dei simboli per illustrare delle realtà spirituali trascendenti, quali il conflitto tra Cristo e Satana, o tra il bene e il male. La forza di questa posizione sta nel fatto che l’Apocalisse ovviamente impiega davvero dei simboli come metodo letterario e che tali simboli possono avere ed hanno effettivamente un significato attuale. La debolezza di questa posizione è che toglie al libro e nega qualunque adempimento storico specifico.

Ora, ma non ancora!

In un modo o nell’altro, ciascuno di questi punti di vista ci ha accompagnato per secoli ed in molti casi la posizione dei loro sostenitori si è incallita o rafforzata; questo potrebbe suggerire che non c’è alcun modo in cui si potrebbe risolvere le questioni. “Dobbiamo semplicemente scegliere una nostra posizione specifica ed andare avanti in modo coerente, che la posizione sia quella giusta o meno”. Io non penso che un tale pessimismo sia giustificato, al contrario, quello che posso osservare è un approccio ad Apocalisse in via di maturazione in molti commentari recenti, che può essere meglio compreso come tentativo conservativo di riconoscere ed includere le migliori caratteristiche di ciascuno dei precedenti quattro punti di vista, respingendo gli aspetti più problematici di ciascuno.

Permettete, dunque, che vi spieghi in che modo io vorrei approcciare Apocalisse. Vorrei seguire due linee guida; secondo la prima, io credo che Gesù stesso abbia offerto in Matteo 24 uno schema generale per tutta la profezia del Nuovo Testamento (che gli scrittori del Nuovo Testamento seguono consapevolmente). In questo capitolo egli ha riconosciuto e profetizzato la distruzione imminente di Gerusalemme, ma ha indicato che, per quanto devastante possa essere tale evento, non sarà un segno del suo immediato ritorno. Vi saranno molti “segni” nella storia: guerre, carestie, terremoti, persecuzioni, apostasie nella Chiesa e falsi profeti, ma nessuno di questi sarà un segno genuino del suo ritorno. Questo perché il suo effettivo ritorno sarà senza avvertimento, sarà improvviso, come un fulmine che si vedrà dall’Oriente all’Occidente. La conclusione di questo discorso è che, dal momento che non sappiamo il momento esatto in cui Gesù ritornerà, dobbiamo essere sempre pronti ed in guardia. Gesù ha usato non meno di 7 illustrazioni, immagini rappresentative o parabole per farci capire questa cosa (vedere Matteo 24:36–25:46).

La mia seconda linea guida è presa da 1 Giovanni 2:18, dove lo stesso Giovanni che, a mio parere, ha scritto Apocalisse, ha dichiarato: “Ragazzi, è l’ultima ora. Come avete udito, l’anticristo deve venire, e di fatto già ora sono sorti molti anticristi. Da ciò conosciamo che è l’ultima ora”. Questo significa che una profezia biblica può avere un adempimento genuino nella storia senza che tale adempimento debba necessariamente essere la profezia finale né il suo adempimento totale.

Vi sono esempi di quello che voglio dire nello stesso libro di Apocalisse; per esempio, Giovanni fa riferimento nel versetto 14 del capitolo 2 a persone che “seguono l’insegnamento di Balaam”, e nel versetto 20 alla donna Jezebel. Non si tratta di reincarnazioni di quell’antico profeta mercenario o di quella regina particolarmente malvagia, quanto, piuttosto, sono esempi di ciò che potremmo definire uno schema biblico ricorrente. Abbiamo sentito parlare di Balaam; ancora oggi ci sono molti Balaam; abbiamo sentito parlare di Jezebel, ma anche oggi ve ne sono molte. Similmente, Giovanni Battista non solo ricordava, ma in un certo senso era effettivamente Elia (vedere Matteo 11:14).

Permettete che lo dica in un altro modo; quando i riformatori del sedicesimo secolo identificarono il Papa della loro epoca come l’anticristo e il papato come la grande prostituta di Babilonia, era letteralmente il caso di farlo per loro e per i loro tempi. Roma stava proclamando un falso Vangelo ed era proprio come un nemico per Cristo. Si trattava, perciò, di un vero adempimento, ma questo non esclude che vi sia un adempimento ancora più completo o letterale delle profezie riguardanti l’anticristo e la prostituta di Babilonia negli ultimi giorni. Vi sono degli anticristi anche oggi? Vi sono dei falsi profeti? Ve ne sono certamente, ma possiamo credere anche che un anticristo finale ed un falso profeta finale appariranno prima del ritorno di Cristo.

Il regno è venuto
Vorrei che esaminassimo un’altra cosa prima di concludere questo studio; viene dal fatto che (sebbene questo sia difficile da notare nelle varie traduzioni inglesi) il primo versetto di Apocalisse è probabilmente un’eco deliberata di Daniele 2:28, ma con un importante cambiamento. (Noteremo molte deliberate eco a Daniele man mano che andiamo avanti). Daniele disse a Nabucodonosor che Dio gli aveva fatto conoscere (la parola è che gli aveva “rivelato”, proprio come in Apocalisse 1:1) “quello che sarebbe successo negli ultimi giorni”. Ricordiamo che questo è stato detto a proposito del sogno di Nabucodonosor di una grande statua che rappresentava quattro successivi imperi mondiali e che il culmine della visione ha a che fare con un masso che avrebbe colpito e distrutto la statua e poi sarebbe cresciuto fino a diventare una montagna che avrebbe riempito il mondo intero. Noi riconosciamo questa come una profezia che il regno di Gesù un giorno riempirà il mondo, ma la cosa significativa è la seguente: l’eco di apertura di Giovanni delle parole di Daniele sostituisce la frase “negli ultimi giorni” con “presto”. In altre parole, a differenza di Daniele, a cui fu detto di sigillare le parole della sua profezia, “fino alla fine dei tempi” (Daniele 12:9), Giovanni sta dicendo che le sue parole sono per il tempo presente, per il nostro tempo, perché Gesù è venuto e sta edificando il suo regno ai nostri giorni.

Anni fa, in occasione di un mio scritto su Daniele, non ero sicuro di come interpretare questa visione della statua; riconobbi la distruzione delle gambe di ferro della statua come una rappresentazione della distruzione dell’Impero Romano, ma non sapevo se la crescita della montagna fosse una rappresentazione di quella che noi definiremmo l’epoca della Chiesa o se fosse, piuttosto, una prefigurazione del regno finale di Cristo negli ultimi giorni. All’epoca ricordo che dissi che forse preferivo la seconda ipotesi.[1]

Non vedo le cose allo stesso modo oggi; credo ancora in un adempimento futuro della visione. Negli ultimi giorni il regno di Cristo sarà un regno reale e letterale. Io credo in un futuro regno millenniale letterale, ma vedo anche una realizzazione nel presente, poiché è anche oggi, ora, nella nostra epoca, che Gesù sta facendo queste cose. Daniele ha guardato in avanti nel futuro verso la venuta del Messia; Giovanni stava dicendo che le sue profezie erano per quel tempo, ma anche per ogni tempo della storia fino alla culminazione finale con la seconda venuta di Gesù e il giudizio definitivo. Questo è il motivo per cui l’inizio del paragrafo termina con una benedizione per quelli che leggono, ascoltano e prendono a cuore ciò che è scritto (vedere Apocalisse 1:3). Questa beatitudine è la prima di sette nel libro (le altre si trovano in Apocalisse 14:1316:1519:920:622:714) — quasi ogni cosa in Apocalisse sembra succedere in serie di sette. La prima beatitudine riproduce quasi perfettamente le parole di Gesù in Luca 11:28 (“Beati piuttosto quelli che ascoltano la parola di Dio e la osservano!”) ed è abbinata alla fine della profezia ad una maledizione su quelli che non ubbidiscono all’istruzione (Apocalisse 22:18–19). Si tratta, inoltre, dell’unica benedizione nella Bibbia che è abbinata alla lettura di un libro specifico.

Le parole della benedizione mostrano che Apocalisse è stato scritto non principalmente per dare informazioni alla mente, come se il suo obiettivo fosse solo di permetterci di sapere ciò che potrebbe succedere alla fine dei tempi o semplicemente di guardare nel passato e comprendere ciò che è già successo; è stato scritto per permettere ai Cristiani di vivere per Gesù oggi, e richiede che essi lo facciano! Il libro, infatti, impartisce un obbligo morale, ci insegna che il regno del mondo è diventato il regno del nostro Signore e del suo Cristo (vedere Apocalisse 11:15). Anche se i regni di questo mondo sembrano, quindi, potenti e qualche volta persino gloriosi, dal nostro punto di vista, dobbiamo sapere che il mondo è destinato alla distruzione e che sarà il regno di Cristo a trionfare, e dovremmo vivere in base a questo credo. L’Impero della Babilonia è crollato; quello Romano è stato sopraffatto dagli Unni e dai Goti, ma il Regno del nostro Dio è eterno, sarà per sempre. Alleluia!

di Mark Johnston

Note
[1] Vedere James Montgomery Boice, Daniel: An Expositional Commentary (“Daniele: Un commentario espositivo” – Grand Rapids: Zondervan, 1989), 41–43.
Nota dell’editore: Ciò che segue è stato adattato con permesso da Seven Churches, Four Horsemen, One Lord (Sette chiese, quattro cavalieri, un Signore) un prossimo titolo di James Montgomery Boice.

Testo pubblicato originariamente sul sito di reformation21. Tradotto e riprodotto qui con l’autorizzazione da parte dell’editore Alliance of Confessing Evangelical. Il suo utilizzo totale o parziale è proibito in ogni forma previa richiesta e autorizzazione di SoliDeoGloria. Il contenuto del presente articolo non è alterabile o vendibile in alcun forma.
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