di Patrick Ramsey

La morte è una dura e brutta realtà che noi cerchiamo fortemente di nascondere ed ignorare; non vogliamo pensare ad essa, né vivere la vita alla luce di questa triste realtà. L’attuale pandemia, comunque, ha reso difficile trascurarla, dal momento che le informazioni ed il livello di decessi ha subito dei picchi altissimi. Saremmo saggi, dunque, a prendere tempo per considerare quello che essa ha da dire a nostro riguardo e quello che noi dovremmo fare. In tal proposito Mosè ci può molto aiutare con quello che dice nel Salmo 90.

La vita è breve
La morte ci ricorda che la vita sulla terra è breve, è come un sogno che ad un certo punto giunge ad un termine improvviso, oppure, come l’erba in un clima arido, che cresce in una mattinata e la sera è già seccata (vv. 5-6). Nel versetto 10, Mosè dice che la durata della nostra vita si aggira intorno ai settanta anni o, per i più forti, intorno agli ottanta. Forse scientificamente, questa può sembrare una statistica non molto precisa, ma si tratta semplicemente di un’indicazione generale; la maggior parte delle persone non vivono molto più a lungo. Certamente la medicina moderna ha aiutato a tal riguardo, ma anche se dovessimo vivere cento anni, gli anni della nostra vita rappresenterebbero un attimo nel tempo; come disse Mosè, essi passano velocemente, e noi voliamo via (v. 10).
La vita è breve, eppure da molti di noi questa realtà non è profondamente sentita. Io ricordo che uno dei miei figli una volta mi ha chiesto quanto tempo durava un viaggio in macchina. Ricordo di avergli risposto che durava più o meno un’ora, e ricordo pure che a quel tempo mio figlio non aveva idea neppure di quanto fosse lunga un’ora, infatti mi chiese proprio: “Papà, quanto dura un’ora?” Come si risponde ad una domanda del genere? Come si fa capire la lunghezza di un’ora ad un bambino? Certo non avrei potuto che dura “sessanta minuti”, così gli disse “più o meno la durata di due cartoni animati in tv”. Sembrò essere una spiegazione efficace, vidi uno sguardo soddisfatto e di comprensione negli occhi e sul viso di mio figlio. Aveva percepito!
Se vogliamo imparare la lezione che la vita è breve, dobbiamo “percepirne” il valore, dobbiamo capire che il nostro tempo scorrerà e passerà via velocemente. Il tempo disponibile sarà più breve per alcuni che per altri; la morte può sopraggiungere in qualunque momento d in qualunque fase della vita. Paul Kalanithi stava terminando il suo tirocinio e quindi cominciare una brillante carriera come chirurgo del cervello. Avrebbe potuto trovare lavoro dovunque, ma fu preso dal cancro ed abbattuto. La vita è fugace; oggi siamo qui e domani potremmo non esserci più.

É Dio che pone termine alla nostra vita
Perché la vita è così breve? È breve perché Dio le pone termine. Dio ci toglie via di qua come fa con una inondazione (v. 5) e ci fa tornare alla polvere, dicendo: “Ritornate, figli dell’uomo!” (v. 3) Dio ci ha formati dalla polvere e ci fa ritornare alla polvere.
Vi sono molti modi in cui una persona può morire: per malattia, un incidente, un attacco cardiaco, per cause naturali, ecc… , ma Dio è, comunque, sovrano al di sopra di tutte queste cose. La morte non è un evento meccanico ed impersonale, anzi, è profondamente personale, perché Dio ne è intimamente coinvolto. Come ha cantato Johnny Cash: “Puoi correre per tanto tempo, ma prima o poi Dio ti fermerà”. Questo vale per tutti noi, che noi siamo Madre Teresa di Calcutta o Adolf Hitler, indipendentemente se siamo ricchi o poveri, saggi o sciocchi, importanti o ordinari. Dopo una breve durata di tempo, Dio ci toglierà da questa terra, ci sottrarrà e toglierà da qui come un’inondazione.
Dal momento che Dio ci ha dato la vita, perché ha deciso di stabilire che finisca così presto?
La risposta è che noi meritiamo che sia così; la morte è la punizione per ciò che siamo e per quello che abbiamo fatto. Mosè ha detto che noi siamo portati alla morte dall’ira, dall’indignazione siamo sopraffatti e sconfitti: “Poiché siamo consumati per la tua ira e siamo atterriti per il tuo sdegno. Tu metti le nostre colpe davanti a te e i nostri peccati nascosti alla luce del tuo volto. Tutti i nostri giorni svaniscono per la tua ira; finiamo i nostri anni come un soffio” (vv. 7–9).
La morte non è naturale o “perché deve andare così, automaticamente”, essa è il risultato della nostra ribellione contro il Creatore; moriamo perché abbiamo peccato contro Dio ed abbiamo agito male, fatto il male ai suoi occhi. A volte Dio può prendere la vita di una persona a motivo di qualche peccato specifico, personale (veder, per esempio, Atti 5:1-11), ma più spesso non è così, e comunque tutti noi moriamo a causa del nostro peccato in generale.
J.A. Alexander dice che quando Dio pone fine alla vita di una persona, prende i suoi peccati e li mette dinanzi a lui/lei, e li guarda tutti, non solo alcuni, tutti, anche quelli che nessun altro conosce. A Francis Schaeffer è stato spesso chiesto che cosa avrebbe fatto se avesse incontrato una persona molto moderna sul treno ed avesse soltanto un’ora a disposizione per parlargli/le del Vangelo?
Schaeffer replicava che avrebbe trascorso 45/50 minuti cercando di persuadere la persona del dilemma che ogni essere umano deve affrontare: la vera colpa morale al cospetto di Dio, di cui la morte stessa è la principale manifestazione più chiara e vera.
È stato giustamente detto che la morte è la “colpa resa visibile” e il “sacramento del peccato”.
La nostra morte, o ciò che potremmo chiamare “la nostra morte fisica o corporale”, non è la manifestazione totale della nostra punizione per il nostro peccato. Ebrei 9:27 dice che è stabilito che noi moriamo una volta sola, dopo di che viene il giudizio, se moriamo nei nostri peccati, saremo condannati a loro motivo e subiremo la punizione eterna, sperimenteremo la morte nel suo senso più completo, rimanendo separati da Dio per sempre (2 Tessalonicesi 1:9).
Ecco quanto è grave e malvagio il peccato. Anche se vogliamo minimizzare e ignorare la gravità e malvagità del peccato, il suo brutale salario ne rivela la sua vera natura.

Contare i nostri giorni
Per rendere una brutta situazione ancora più grave, tendiamo a sopprimere la verità che ci riguarda ed il motivo per cui moriamo o dobbiamo morire, lo nascondiamo, lo ignoriamo e ci sfoghiamo o accechiamo circondandoci e immergendoci in divertimenti senza tregua, in modo che non dobbiamo affrontare la realtà della morte e ciò che essa dichiara di noi. Oppure possiamo convincerci che la morte fa parce del ciclo naturale della vita, che non esiste un Paradiso o un Inferno, e siamo pronti a credere qualunque cosa eccetto la verità indicata dalla Parola di Dio.
Ecco perché Mosè dice nel v. 11: “Chi conosce la forza della tua ira e il tuo sdegno con il timore che ti è dovuto?” Dio ci sta parlando tramite tutte le miserie e la morte di questo mondo, ma sembra che non ci facciamo pervadere e convincere dal suo messaggio; i segni del dispiacere di Dio sono tutt’intorno a noi ed anche in noi, man mano che il nostro corpo si invecchia e comincia a non funzionare bene. Intanto noi rifiutiamo di realizzare e prendere sul serio il collegamento fra la morte e la nostra colpa, non vediamo la morte come punizione di Dio e quale avviso e preludio di una possibile punizione maggiore.
Quando osserviamo la Potenza delle acque nelle inondazioni e non solo, come travolgono e spazzano via tutto quello che incontrano lungo la strada, non possiamo che rimanere sbigottiti, stupefatti e spaventati per queste manifestazioni della sua potenza. Allo stesso modo, quando vediamo gli esseri umani, fatti nell’immagine di Dio, che consumano per malattia o vecchiaia, o ne vediamo alcuni scomparire sebbene ancora giovani, dovremmo rimanere in rispettoso stupore nel timore del Signore Iddio. Senza dubbio, nel vedere questo COVID-19 correre e propagarsi rampante nel mondo intero, uccidendo migliaia di persone, ci viene spontaneo tremare dinanzi al Signore, perché la morte non è un segno di sfortuna, di coincidenze e automaticità, ma della potenza di Dio e sua decisione di toglierci via da questa terra, come un’inondazione.
Questo è il motivo per cui abbiamo bisogno dell’insegnamento di Dio e imparare a contare i nostri giorni (v. 12). Abbiamo bisogno di capire che la vita è breve, e perché lo è, perché soltanto se prendiamo a cuore queste cose saremo capaci di vivere in modo saggio (v. 12).
Come dovremmo vivere? Se sapessimo soltanto che presto dobbiamo morire ed essere giudicati, allora sarebbe meglio mettere la testa sotto la sabbia e far finta di niente, ma la storia non finisce così, non è tutto qui: Dio, che è pieno di grazia e misericordia, è venuto a noi, nella nostra condizione di miserie, e ci ha promesso la salvezza.

La nostra paura di Dio, dovuta alla morte ed al giudizio, quindi dovrebbe portarci a cercare rifugio in lui. È quello che ha fatto Mosè; egli ha pregato Dio, colui che era in grado di porre fine alla sua vita, e lo ha supplicato di ritornare ad avere misericordia di lui (v. 13). Mosè chiese a Dio di togliere via le afflizioni e le sofferenze e di sostituirle con amore, gioia e giorni di felicità (vv. 14-15). In breve, egli chiese a Dio una piena e completa salvezza.
Il salmista ha fatto la stessa cosa nel Salmo 130; ha confessato che se Dio dovesse segnare le iniquità, nessuno sussisterebbe, ma ha confessato anche che con Dio c’è il perdono in modo che egli possa essere temuto. Per questo egli si è rivolto a Dio ed ha chiesto a lui di salvarlo dai suoi peccati ed ha detto agli altri di fare lo stesso, perché: “presso il Signore è la misericordia, e la redenzione abbonda presso di lui. Egli redimerà Israele da tutte le sue colpe” (vv. 7-8).
Il Nuovo Testamento ci insegna che Gesù è l’adempimento della promessa di salvezza di Dio, e quindi la risposta a questa preghiera, poiché per lui tutti i profeti portano testimonianza che tutti quelli che credono in lui ricevono perdono dei peccati per mezzo del suo nome. Gesù è colui che si è presentato una volta per sempre alla fine dei tempi per mettere via il peccato offrendo sé stesso in sacrificio (vedere Ebrei 9:26). Tutti quelli che ripongono la propria fede in Gesù non vanno in giudizio, ma passano dalla morte alla vita (vedere Giovanni 5:24). Oppure, come dice in Giovanni 3:16: “Poiché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figliuolo, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna”.
Gesù non è solo un modo per essere salvati dal peccato e dalla morte, egli è l’unico modo per esserlo, poiché “In nessun altro è la salvezza; perché non vi è sotto il cielo nessun altro nome che sia stato dato agli uomini, per mezzo del quale noi dobbiamo essere salvati” (Atti 4:12).  “Io sono la via, la verità e la vita” ha detto Gesù: “Nessuno viene al Padre, se non per mezzo di me” (Giovanni 14:6).

Gesù è la nostra unica Speranza, noi dobbiamo seguire lui per poter essere liberati e riscattati dal nostro peccato, dalla morte e dal giudizio a venire. Contare bene e saggiamente i nostri giorni deve portarci prima e innanzitutto a prendere rifugio in Gesù prima che la nostra breve vita giunga al termine. Oggi è il giorno della salvezza.

Conclusione
La morte, specialmente quando avviene “en masse” in seguito a pandemie o disastri naturali, è un memorandum vivido che la vita è breve, ed è così perché Dio le pone termine come punizione per i nostri peccati. La morte è colpa resa visibile. Nel suo grande amore, Dio ha, comunque, mandato suo Figlio, il Signore Gesù Cristo, in modo che noi non dovessimo per forza ed inevitabilmente morire nei nostri peccati. Prima o poi moriremo tutti, che sia per COVID-19 o per qualunque altra cosa, ma non dobbiamo necessariamente morire nei nostri peccati e subire la punizione eterna, perché in Gesù esiste il perdono dei peccati ed egli sostituirà il dolore, la sofferenza e la morte con la gioia, la pace e la vita eterne.
Rivolgetevi a Gesù e seguitelo per tutti i giorni della vostra vita, e solo così vivrete nella presenza e nel favore di Dio, il Creatore dei cieli e della terra.

Patrick Ramsey(@DPatrickRamsey) è pastore della Nashua Orthodox Presbyterian Church (Chiesa presbiteriana ortodossa di Nashua, in Edinburgo, nella Pennsylvania. Egli è co-autore (con Joel Beeke) di “The Economy of the Covenants  Analysis” (“L’economia dell’analisi dei patti”) di Herman Witsius, nonché autore di “A Portrait of Christ” (“Una rappresentazione di Cristo”).


Testo pubblicato originariamente sul sito di reformation21. Tradotto e riprodotto qui con l’autorizzazione da parte dell’editore Alliance of Confessing Evangelical. Il suo utilizzo totale o parziale è proibito in ogni forma previa richiesta e autorizzazione di SoliDeoGloria. Il contenuto del presente articolo non è alterabile o vendibile in alcun forma.
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