di Davide Martella

“Chi ci separerà dall’amore di Cristo?” Romani 8,35.

La nostra vita è fatta di sorprese, di episodi inaspettati; quante cose inattese ci succedono! Non sempre le acque sono tranquille, spesso ci troviamo addirittura a navigare in mari tempestosi. Tuttavia, continuiamo a perseguire i nostri programmi e obiettivi e tutto quanto riteniamo che “occorre fare”: non abbiamo tempo per sospendere alcuna attività, si deve correre, bisogna completare questo e quello, addirittura non ci si può permettere neanche il tempo, uno sprazzo di tempo, per fermarci… e riflettere.
Ma ci viene mai di pensare che fra le tante cose che noi riteniamo necessarie per questa vita ci sono anche quelle dello spirito? Non un credente soltanto mi ha condiviso, in tutta confidenza, la propria impotenza quando si vuole ritagliare ogni giorno uno spazio per il sacro impegno quotidiano, cioè per ascoltare Dio e parlarGli, e che tutte le volte che ci si propone un tempo di raccoglimento personale, giornaliero, con Lui, si comincia si, ma dopo le prime battute si diventa rinunciatari, perché privi di costanza, di vegliare con Lui “per un’ora almeno”.
Si riesce a mantenere qualche impegno con la chiesa, andare con la famiglia in adunanza quasi assiduamente (in questo periodo: collegarsi), ma il culto stesso ha assunto un aspetto formale, qualcosa da compiere, come d’altronde altri atti, tanto è vero che semmai capita alcunché di urgente, si riesce a farne facilmente a meno.
In realtà, bisogna ammettere, siamo caduti vittima del mondo. Siamo in balìa di noi stessi, delle nostre ansie e sollecitudini, del “fare” e del “bisogna fare” (anche ciò che non ci piace fare), dimenticando di chi siamo figli e chi è il nostro Padre e della comunione essenziale con Lui. Perciò la Parola di Dio oggi ci invita a fermarci per riflettere sulla nostra condotta.
Dio ci ha dato la Sua Parola affinché nutrendoci siamo da essa fortificati, resi forti contro le ansie, contro le sollecitudini della vita e contro le passioni mondane.
Il poeta Giacomo Leopardi scrisse “La quiete dopo la tempesta”. Ma esperienza interessante dei figli di Dio è quella di realizzare la quiete “durante” la tempesta: la presenza di Dio costante; il “tu sei con me” realizzato nel quotidiano, che ci fa essere tranquilli anche quando le acque non lo fossero.
Ai miei cari lettori, fratelli e sorelle, voglio ricordare che siamo “amati” e “custoditi” (Giuda 1), “siamo da Dio custoditi per la salvezza che sta per essere rivelata” (1Pietro 1,5), siamo “la pupilla dell’occhio Suo (Zaccaria 2,8) e che Dio non permetterà mai, a niente e nessuno, di separarci dal suo amore (Rom 8,35).


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